Autore: Elie Wiesel
Genere: Autobiografia
Data di uscita: 1955
Pagine: 112
Trama
Elie Wiesel racconta dela sua infanzia strappata dai campi di concentramento (Aushwitz, Buna, Buchenwald, Birkenau) nei quali era stato deportato perché ebreo, durante l’ultima parte della seconda guerra mondiale.
Scrive della vita nei campi, dell’arrivo, di come un quindicenne si dovette fingere maggiorenne per poter lavorare e non essere ucciso,della fame, di come il pane raffermo e la scodella di zuppa diventarono tutta la sua vita, del rapporto con il padre, colui che per Elie è stato tutto: speranza, vita. E’ per lui che resistette tutti quei terribili mesi, era il suo unico pensiero.
La testimonianza di chi ha davvero vissuto sulla propria pelle il nazismo, i campi di concentramento, l’olocausto. Il dolore di chi ha visto strappargli via l’infanzia.
Commento
Il titolo La notte può essere dovuto a molti motivi: perché la sua esperienza nei campi di concentramento è stata come una lunga notte, o perché molti episodi importanti sono avvenuti durante la notte, oppure ancora perché il sistema dei campi nazisti era conosciuto come se ci fosse una perenne oscurità come la notte attorno a queste “fabbriche di morte”
Secondo me Elie ha voluto scrivere questo libro per tre ragioni: voleva raccontare ciò che succedeva realmente, con una vera testimonianza, la sua, colui che ha davvero vissuto quell’inferno, voleva far sì che questo libro venisse usato come modo per non far dimenticare a chi non ha vissuto tutto quello, che anche se non ha visto, toccato, sentito con la propria pelle tutto ciò che è successo, non significa che davvero non è accaduto. Poi credo che volesse anche sfogarsi in qualche modo, liberarsi di tutto quel peso,anche se mai ci riuscirà, nulla si può dimenticare, per di più un passato del genere.
E’ stato davvero angosciante, ci sono stati molti episodi che mi hanno fatta rabbrividire, alcuni di questi sono, ad esempio, la scena in cui parla dell’autocarrzo, all’iniziò, che gettò dei nenonati nelle fiamme, oppure quando lui, quindici anni, dovette assistere al massacro di un padre e un figlio per un misero pezzo di pane, credo che la fame si adavvero una cosa atroce, ma io mai sarei in grado di uccidere mio padre.
Ciò che non riesco a capire è l’assenza di rabbia in Wiesel, anche portando con sè tutto il dolore, lui dice di non provare rabbia. “E anche quando non avemmo più fame non ci fu nessuno che pensò alla vendetta”
Forse voleva cominciare una nuova vita, doveva partire da zero…
Citazioni
“Dal fondo dello specchio un cadavere mi contemplava. il suo sguardo nei miei occhi non mi lascia più”
Per: riflettere, distruggersi, non dimenticare.
Quando: in momenti di silenzio
Dove: a casa, state soli, in silenzio. Silenzio.